L’anno d’oro del vino italiano: l’export ha superato i 7 miliardi
Risultati positivi per il vino italiano, anche per i vini bianchi come testimoniato da due tra le principali denominazioni “bianchiste” il Pinot grigio delle Venezie (+6% di imbottigliato ma su oltre 300 milioni di bottiglie) e il Verdicchio dei Castelli di Jesi (+36,9%).
Le cifre raggiungono dimensioni davvero eclatanti per il fenomeno enologico made in Italy: il Prosecco, per tutte le tre denominazioni. Si va dall’incredibile +25,4% del Prosecco Doc che ha sfondato la soglia dei 600 milioni di bottiglie (627,5) ai 100 milioni di bottiglie del Prosecco Superiore di Conegliano e Valdobbiadene Docg (+24% nella Gdo italiana e +30% all’estero) fino ai 21 milioni di bottiglie per la Docg dei Colli Asolani. Complessivamente quasi 750 milioni di bottiglie, un volume più che doppio rispetto al re degli spumanti, lo Champagne (a quota 322 milioni).
Sempre in tema di spumanti il 2021 ha portato in dote il forte rimbalzo di un vino che negli ultimi anni aveva sofferto un po’: l’Asti spumante. La Docg piemontese nel giro di un biennio e in piena pandemia è tornata sopra quota 102 milioni di bottiglie vendute (al 90% all’estero) dagli 85 milioni del 2019 con una crescita nel 2021 dell’11 per cento.
Archiviato quindi un grande 2021 i dolori però vengono adesso soprattutto a causa dell’ondata di rincari dei costi produttivi che rischiano di innescare una spirale inflattiva che di certo frenerà i consumi. «Aumento dei costi energetici, delle materie prime e dei costi legati all’export – ha commentato il segretario generale dell’Unione italiana vini, Paolo Castelletti – stanno minando la competitività delle imprese e rallenteranno la ripresa post pandemica e gli investimenti. Non resta che sperare nel rallentamento della curva dei contagi».
Ma le minacce non vengono solo dai rincari. «Siamo molto preoccupati – spiega la presidente di Federvini, Micaela Pallini – per le iniziative anti alcol come il Beating Cancer Plan che non distinguono tra abuso e consumo moderato e che già hanno prodotto restrizioni alla promozione del vino e inasprimenti fiscali. Senza dimenticare le turbolenze geopolitiche che rischiano di portare a nuovi inasprimenti nei dazi».
Fonte: Il Sole 24 ORE